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Anno: 2018
Etichetta: Ensoul Records
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Credo di dover ammettere a me stesso che la ricerca dell’essenzialità sia un qualcosa che sta guadagnando di importanza nella mia vita, in ciò che faccio, in ciò che ascolto.

È qualcosa di forte, che muove dal profondo. L’alleggerimento da tutti gli orpelli, dal superfluo, la bellezza nella sua forma più sintetica e concentrata che si trova in quel momento in cui nulla più si può togliere, pena il perdere l’equilibrio che rende vivo ciò che si è appena creato. Meraviglioso.

Attenzione: essenziale non significa scarno, o povero, o obbligatoriamente minimale. Semplicemente, essenziale è ciò che utilizza al meglio la minor quantità di risorse necessaria per raggiungere un obiettivo. Nessuno spreco, nessun fronzolo.

Nameless.

Dominique Fils-Aimé ha un piano, un piano decisamente ambizioso. Vuole ripercorrere la storia della musica black scrivendo una trilogia di dischi. Questo è il primo, e ovviamente parte dalle origini: il blues, le work songs cantate dagli schiavi.

Nameless.

La voce di Dominique accende un sole rovente, condensa un’aria soffocante inumidita soltanto da un sudore carico di rabbia e disperazione, ordina dei fili di paglia in un giaciglio su cui coricarsi mentre la luce tramonta. Contrabbasso, batteria, archi intervengono delicati nella realtà costruita dalla voce come un soffio di vento o il frinire di un grillo, dettagli spesso minuti e ignorati ma fondamentali nel rendere vero lo scenario che appare di fronte alle nostre orecchie.

Un equilibrio delicatissimo, un rischio altissimo: un colpo di tamburo di troppo, una nota in meno dal contrabasso, e tutto collasserebbe. Troppo pieno, o troppo scarno; troppo banale, o troppo sperimentale. E invece no. Non succede mai. 8 tracce, ognuna fondamentale, nessuna ridondante.

Ogni cosa è al suo posto, diretta da un uso magistrale di uno degli strumenti musicali più importanti in assoluto: il silenzio.

Occhi chiusi, cuffie in testa, luce spenta, tasto play. Grazie Dominique.


neo soul  gospel  r&b