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Anno: 2017
Etichetta: Blood Music
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Uno degli aspetti interessanti della vita è che nel suo svolgersi può prendere direzioni inaspettate ma, per quanto queste possano portarci verso lidi sconosciuti, tutta l’esperienza accumulata fino a quel momento e che fa ormai parte di noi determinerà il modo in cui decideremo di condurre l’ennesima esplorazione dell’ignoto. Il nostro passato determina il nostro approccio al futuro: un approccio unico, come unica è l’esperienza di ognuna di noi.

Così, succede che James Kent, chitarrista della band progressive metal I The Omniscent arrivato un certo momento della sua vita decide di trasformarsi in Perturbator, solista cablato ai suoi synth che diventano le corde vocali attraverso le quali inizia a narrare la storia di una società futura e distopica che assume tutti i caratteri della sua grande passione letteraria: il Cyberpunk.

Ma nel suo diventare macchina, Perturbator conserva memoria del suo passato umano come James, e le dita che scorrono sui tasti e sulle manopole dei synth conservano altrettanta memoria del tempo passato a cavalcare 6 corde d’acciaio a colpi di plettro.

E si sente.

Il sogno (o l’incubo?) di Perturbator si insinua nelle nostre orecchie con dei bassi densi, netti e striscianti, che come scosse preparatorie crepano la nostra serenità facendo filtrare urla e arpeggi sintetici. Il climax è devastante: l’apice sonoro affonda rapidamente in violenti drop che sembrano arrivare direttamente da una plettrata robotica su degli accordi densi e plumbei, valanghe di catrame e vetri dalle quali gli altri suoni cercano di fuggire disperatamente, per esplodere in trionfi melodici epici in caso di successo. Una musica cupa e violenta come la società che vuole raccontarci, che assomiglia nota dopo nota sempre più alla nostra, altrettanto cupa e violenta, società. E non è un caso che tra i diversi lavori dell’artista, uno di quelli che gli ha procurato maggiore fama sia l’aver composto parte della colonna sonora dell’ultraviolento e acclamato videogioco indie Hotline Miami.

La trasformazione è completa, la macchina suona e produce; ma il cuore di James batte ancora tra i suoi circuiti.

E senza di quello, Perturbator e la sua musica non sarebbero mai esistiti in questa cruda, devastante, magnifica forma.


Una cosa che mi fa apprezzare ancora di più la buona musica? Quando questa è liberamente accessibile: il disco di Perturbator è scaricabile pagando quanto si vuole, anche nulla. Basta inserire 0 come prezzo. Così lo si può ascoltare con calma, per accorgersi che prezzo e valore sono due cose totalmente diverse e per decidere in qualsiasi momento quale sia per noi il valore di quanto stiamo ascoltando, e a quale prezzo questo eventualmente coincida.

Ma il fatto è che, se anche volendo le nostre finanze non ci permettessero di destinare neanche un centesimo a Perturbator, potremo comunque godere della sua musica e di conseguenza arricchire noi stessi. E non è questo il verso senso dell’arte?


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