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Anno: 1999
Etichetta: Polydor
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Da quanto abbiamo iniziato con questo sito, quella che prima era solo ricerca personale è diventata una sorta di missione, una sfida: trovare sempre suoni nuovi, band incredibili e dalle storie assurde sepolte nei più reconditi angoli dei server della rete, improbabili commistioni tra generi. La continua ricerca dell’inaspettato sonoro.

Eppure, la musica non è solo questo.

Così come la vita, la musica non è sempre fuochi artificiali, sorpresa e volteggi da una novità alla prossima: la musica spesso è comfort, è calore, è sicurezza. É, nel momento del bisogno, saper di poter contare proprio su quello specifico suono per raccogliere le nostre emozioni mentre sembriamo infrangerci al suolo; su quello specifico disco non eccessivamente complesso che scivola placido oliando i minuti delle nostre giornate di lavoro; su quella compilation chiassosa che in estate tira fuori il peggio di noi mentre siamo in auto con i finestrini abbassati.
Tante volte, la musica è la leggerezza che cerchiamo per far sfiatare la pressione eccessiva del mondo esterno.
E questa è una di quelle volte.

I Cast non sono sconosciuti (o almeno non lo sono in patria, dove al tempo godettero di un buon successo), i loro testi non presentano particolari profondità sociali o introspettive, e la loro musica suona come una versione meno presuntuosa e più rock’n’roll di quella degli Oasis. Nessuna grande rivelazione sonora o filosofica è nascosta negli spettrogrammi di questi pezzi: solo una sensazione, quel tepore gentile tenuto per mano da una lieve brezza mentre insieme accompagnano le nostre fibre muscolari verso il rilassamento durante un assolato weekend primaverile, pronte a godersi due giorni di tregua dal lavoro salariato. Le tracce scorrono serene e luminose, donandoci quella che davvero si potrebbe dire una magic hour magic 55:34 minutes, per essere precisi).

Solo una sensazione, ma che spesso vale ben più di una qualsiasi rivelazione.
Quindi,

godetevela.


rock  indie rock  britpop